Il ritrovamento dei resti di un complesso termale di epoca romano-bizantina quando, nella seconda metà dell’800, si scavarono le fondamenta dell’attuale Palazzo Municipale, suonò a conferma delle antiche origini della città. I successivi scavi dell’archeologo Paolo Enrico Arias nel 1934-35 e soprattutto quelli dell’archeologo comisano Biagio Pace del 1937, rivelarono la monumentalità della “Terma” e vennero alla luce resti di un ambiente ottogonale, con un’abside, alcune vasche e canalette. Si trattava di un complesso termale sicuramente d’epoca romana, d’età imperiale, ancora in uso in età bizantina. Fu individuato dal Pace un vero e proprio ninfeo e furono meglio esplorati i due pavimenti già scoperti nel 1935. In epoca molto più recente, nel 1988 e nel 1989, sono state condotte altre due campagne di scavi ad opera della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Siracusa, nel corso dei quali sono stati scoperti altri ambienti che hanno permesso di intuire lo schema planimetrico e la distribuzione spaziale dell’edificio. Scavi finalizzati al recupero del complesso edilizio di età antica già conosciuto e accrescere le conoscenze sulla “Terma imperiale”, così è sta chiamata da Giovanni Distefano che ha diretto queste ultime esplorazioni è stato magna pars.
Gli ambienti che componevano il complesso termale erano un tepidarium, un caldarium, di cui è stato individuato quasi per intero il vano, un ambiente ottogonale di cui si conservano cinque muri perimetrali e due colonnine o pilae, addossate al lato nord, che insieme ad altre nove sostavano un hypocaustum, ossia un pavimento sospeso. Sulla parete occidentale del caldarium vi era un’imboccatura verso l’esterno, il praefurnium. Tra il tepidarium e il caldarium esistevano una complessa rete di cabalette e la cisterna. Il frigidarium doveva estendersi sicuramente sotto il Palazzo Municipale. Quindi il ninfeo, l’unico ambiente di cui è evidente un riutilizzo in epoca successiva rispetto all’impianto originario. Gli scavi più recenti hanno messo in luce un’area probabilmente a cielo aperto. Per Distefano si tratta di un cortile o un vero e proprio giardino, in parte interrotto da un canale e sostenuto da un muraglione.
Nella terma, probabilmente si conservava anche una collezione d’arte. Nel 1934, in via Calogero, è stata rinvenuta una protome animalesca in marmo, alta 80 centimetri, attualmente conservata presso l’Istituto Statale d’Arte. Forse un cervo, come farebbero intendere i fori per l’inserzione di due corna probabilmente in bronzo non pervenuteci. Tuttavia la scultura è di difficile identificazione con un animale reale: potrebbe trattarsi di una personalizzazione del fiume Ippari, certamente era una rappresentazione votiva posta all’interno del complesso termale o nel giardino. Inoltre sono stati rinvenuti altri frammenti in pietra, forse zampe di un leone, il che rafforza l’idea della presenza di una serie di sculture che adornavano la terma. L'edificio termale ha conosciuto due diversi periodi storici. La sua struttura architettonica è mutata nel IV secolo. Solo il ninfeo, per intenderci il luogo dov'è stato trovato il mosaico, è stato utilizzato in entrambi i periodi anche se nella seconda fase della sua esistenza, esso fu coperto da altro pavimento in marmo”. Riguardo alla datazione della Terma, sulle orme dei migliori studiosi della seconda metà dell’Ottocento e fino allo stesso Orsi, Arias e Pace, si è ritenuto che l’originario complesso termale fosse databile tra il I e il II secolo. In realtà la datazione delle terme va posticipata senza dubbio all’età degli Antonini se non perfino alla metà del III secolo. Ciò si evince dall’impianto architettonico lineare ed efficace per l’uso dell’ambiente e per la presenza del pavimento a mosaico. La terma fu utilizzata sebbene in forma più ridotta, sicuramente fino al V secolo e fino allo scadere del regno di Valentiniano III (470 d.C.). Il ritrovamento del tesoretto di solidi d’oro di Onorio – 1100 monete - vicino il Vallone Cucca conferma una presenza consistente all’epoca ma anche la preoccupazione d’essere depredati. Erano già in atto le invasioni barbariche e l’Impero Romano d’Occidente si sgretolava. I Vandali erano alle porte della Sicilia: il loro arrivo spazzò via un’epoca e non fu più il tempo delle terme.
A cura di Antonello Lauretta